Serie Aratrice 1912

L’Italia ideata per Vittorio Emanuele III, nella serie in oro da lui voluta nel 1912, ha le sembianze di una giovane fanciulla, l’ “Aratrice”, con un fascio di spighe sul braccio e la mano destra poggiata sull’aratro. La tipologia era stata ideata già nel 1907, ma dovette essere perfezionata, e fu approvata solo nel 1910 allorché – caso unico nella monetazione del sovrano – venne adottata su ben quattro nominali coniati in oro, da cento, cinquanta, venti e dieci lire. I primi esemplari coniati nel 1910 vennero quasi tutti rifusi per un problema nel titolo del metallo.
La donna dal profilo delicato, con i capelli acconciati sulla nuca, il corpo dal busto pieno sontuosamente panneggiato ed esaltato dall’ampio mantello che si allargava dietro le spalle, traeva certo ispirazione dalla figura della regina Elena, la giovane moglie del sovrano. Il modello, ideato da Egidio Boninsegna, riproponeva – non sappiamo con quanta consapevolezza – l’antico schema della coppia regale, che aveva costantemente trovato nell’elemento femminile l’incarnazione vivente della collettività dei cittadini che, attraverso un rapporto sponsale, attribuiva il potere politico al governante, e ne sanciva il ruolo di proprio Signore e Difensore. Non a caso il re compariva ora, al diritto della moneta, non più rappresentato con la sola testa ma, anche se sempre a capo nudo, con il busto abbigliato con la divisa militare (descrizione tratta, con alcune variazioni, da “La tradizione iconica e culturale classica nella monetazione di Vittorio Emanuele III” di Maria Caccamo Caltabiano).