Slab sì o no?

Kagin’s Inc., CC BY-SA 3.0 https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0, via Wikimedia Commons

Da diversi anni il mercato numismatico ha assistito alla diffusione dei cosiddetti “Slab”, capsule rigide ed ermeticamente chiuse che contengono una moneta e che le assegnano una classificazione e un grado di conservazione, espresso secondo la scala Sheldon (il sistema di misura della conservazione in uso negli Stati Uniti d’America). Le aziende che offrono il servizio di slabbatura sono principalmente due, entrambe statunitensi: la NGC e la PCGS. Le monete, inviate alla sede dell’azienda scelta, vengono esaminate da un gruppo di periti esperti (dei quali non sono resi noti i nominativi), i quali assegnano loro un grado di conservazione. Ogni moneta viene fotografata, inserita in un database pubblico e poi sigillata e rispedita al proprietario.

Su questo modo di conservare e commercializzare le monete è in atto un acceso dibattito tra sostenitori e detrattori. Ritengo possa essere utile elencare le caratteristiche positive e negative di questo modo di conservare le proprie monete.

Punti a sfavore:

  • il servizio di “slabbatura” è costoso e comporta lunghi tempi di attesa, perciò è conveniente solo per monete con un consistente valore economico;
  • la chiusura ermetica delle monete non permette di vedere il loro contorno, non consente di toccarle con mano, né di esaminarle dal vivo;
  • la plastica degli slab potrebbe reagire chimicamente con il metallo e danneggiare le monete (evento che, a quanto so, non si è mai verificato).

Punti a favore:

  • l’assegnazione del grado di conservazione è affidata a una azienda che non vende la moneta slabbata, dando garanzia di obiettività;
  • la chiusura ermetica delle monete le mette al riparo da urti o graffi;
  • la difficoltà nel falsificare una perizia con slab rende una moneta slabbata commercialmente più appetibile.